16 gennaio 2012

CARACALLA ALLE TERME IN UN BAGNO DI SANGUE

Fratricida per la conquista del potere e ossessionato da Alessandro Magno. Tra massacri, riforme e sogni di gloria militare resse l’Impero avviato verso un lento ma inarrestabile declino. Nel complesso un folle illuminato, pare portatore di un terribile segreto…

L’IMPERATORE STRACOLMO DI NOMI
Figlio di Settimio Severo, tra i più grandi Cesari di Roma, Lucio Settimio Bassiano detto poi Marco Aurelio Antonino e infine Caracalla (così chiamato da una tunica gallica che gli piaceva indossare) risulterebbe invece tra i peggiori imperatori.
Non che stette con le mani in mano, anzi molto impegnato nella riorganizzazione dell’esercito, nella conduzione di importanti campagne militari, in riforme economiche e finanziarie, opere pubbliche, finche poi legò il suo nome all’estensione della cittadinanza romana per tutti gli abitanti liberi dell’Impero.
Ma ecco il risvolto della medaglia: “Torvo, sanguinario, afflitto da terrori superstiziosi, poi notturni, da un cattivo stato di salute che lo faceva vivere in continua ansia e finì per condurlo a uno squilibrio mentale”. F. Sampoli, Passioni, intrighi, atrocità degli Imperatori romani, p.318.


GRAZIATO DALL’AUGUSTO PADRE
Caracalla nacque nel 186 d.C. a Lugdunum (Lione) in Gallia e sin da piccolo seguì il padre, insieme al fratello Publio Settimio Geta, nelle imprese di conquista sui Parti e in Britannia. Ancora fanciullo iniziò a dar sfogo alla propria sfrenata ambizione arrivando a minacciare con le armi l’augusto genitore e invitando i medici ad accelerarne la morte: “Gonfio della voglia d’imperare, né sopportando gli indugi, in Britannia oltre ad attentare alla salute già malridotta di Settimio Severo, cercò perfino di suscitargli contro un ammutinamento dell’esercito”. F. Sampoli, Cit., p.316.

Pur giudicato dallo storico Elio Sparziano “un assassino privo di scrupoli” l’Imperatore e padre perdonò, tanto che lo stesso Edward Gibbon nella sua Storia della decadenza e rovina dell’Impero romano arriverà a scrivere che “questo ultimo e solo esempio di clemenza fu più dannoso all’impero della lunga serie delle sue crudeltà”.
Lo scopriremo a seguito della scelta del Severo di lasciare i due figli a co-imperare. Ma per ovvie ragioni di potere, già si odiavano dai tempi della Britannia e anche a causa delle negative influenze delle opposte fazioni.

IL FRATRICIDIO E LO STERMINIO
Alla morte di Settimio Severo, 4 febbraio 211 d.C. a York nell’Inghilterra del Nord, Caracalla e Geta furono proclamati imperatori. È chiaro che della dualità lo Stato ne soffriva, ma ancor peggio ne soffriva l’avidità di potere di Caracalla che non poteva tollerare un contendente. Si ventilò dapprima una divisione dei compiti, poi dei territori (l’Occidente al primo e l’Oriente al secondo); ma con la scusa di un chiarimento si arrivò invece all’assassinio di Geta tra le braccia della madre, mentre Caracalla incitava i centurioni a trucidarlo.
A quel punto, Imperatore unico, acquistò il favore delle truppe con ricche elargizioni e diede il via ad “un immane lavacro di sangue. Furono uccise più di ventimila persone, uomini e donne, colpevoli di aver avuto rapporti o parlato con il fratello Geta ovvero di ricordarlo o in qualche modo di richiamarlo alla mente”. F. Sampoli, Cit., p.318.

Ora aveva campo libero, comportandosi “non da sprovveduto, era semplicemente un amorale. Ogni mattina, alzandosi, voleva un orso vivo con cui misurarsi per tenere i muscoli in esercizio, a tavola sedeva con una tigre per commensale, e si coricava con un leone dormendo fra le sue zampe. Non riceveva i senatori che affollavano la sua anticamera, ma era cordiale coi soldati e li colmava di favori. Estese la cittadinanza a tutti i maschi dell’Impero, ma solo per aumentare il gettito delle tasse di successione, cui solo i cittadini erano costretti”. I. Montanelli, Storia d’Italia 3 – apogeo e caduta dell’Impero romano, pp.100-101.

SULLE ORME DI ALESSANDRO: CONQUISTÒ, MASSACRÒ, PIÙ CHE ALTRO IMITÒ
Camminava con la testa piegata su una spalla come faceva l’eroe ellenico, indossava una corazza che spacciava per quella del conquistatore, volle che la sua guardia personale fosse costituita da una falange macedone: più che sogni di conquista, per Caracalla era un’ossessione e un’idea di reincarnazione. L’inseguimento di questa totale gloria “fisica” lo intraprese attraversando la Gallia e passando poi in Germania dove riportò una grandiosa vittoria sugli Alamanni che significò un lungo periodo di pacificazione della frontiera occidentale dell’Impero. Non male!!!
Fatto questo volse il suo sguardo ad Oriente, meta bramata l’Asia. Ad Alessandria passò a visitare la tomba di Alessandro sfoggiando la sua migliore imitazione con corazza e camminata, ma non ebbe la giusta autoironia per sopportare le prese in giro degli alessandrini. Ordinò un massacro, ne morirono forse più di quanti erano stati sacrificati dopo la morte di Geta.
Placata la sua sete di sangue puntò verso la Persia, eterna nemica di Roma, prima cercando di intervenire in questioni dinastiche interne e poi chiedendo in sposa la figlia del re persiano Artabano IV. Al rifiuto di questi fu guerra, nel 216 i Romani invasero la Media (odierno Iran centrale e Occidentale) annettendo l’antico regno mesopotamico dell’Osroene, per arrivare così fra il Tigri e l’Eufrate e coronare il sogno di conquistare tutta la Persia proprio come Alessandro. Non ne ebbe il tempo perché Caracalla cadde nel 217 sotto i colpi di una congiura: “Lo uccise un soldato della guardia, a cui aveva rifiutato il grado di centurione, cogliendolo di sorpresa, giacché Caracalla, sceso da cavallo, si era allontanato dalla scorta per provvedere ad un bisogno fisico. Aveva trentun’anni, la stessa età di Nerone. Ambedue ferocemente crudeli. Più infantile Nerone, Caracalla più squilibrato”. F. Sampoli, Cit., p.321.

TRA FOLLIA E RIFORME
Resse l’Impero solo sei anni, si macchiò di quanto sappiamo, ma non siamo sicuri di poterlo “dannare” completamente. Governò nel senso pieno del termine, ovvero operò in concreto per realizzare…
Riorganizzò l’esercito alzando la paga dei legionari e dislocò le truppe nei punti caldi a difesa delle province;
riformò la moneta riducendone la quantità d’argento per sostenere le spese militari;
promulgò la Costituzione Antoniniana con cui estese la cittadinanza romana a tutti gli abitanti liberi probabilmente per due motivi: la necessità di aumentare le entrate e la consapevolezza che si allentava il peso dell’Italia quale baricentro dell’Impero rispetto ai territori di frontiera;
infine le opere pubbliche prime fra tutte la rete viaria e il completamento delle Terme di Caracalla, il più imponente esempio di terme imperiali di Roma giunto sino a noi.
C’è abbastanza per una lettura meno piatta sul personaggio, se non fosse per un terribile sospetto…

…FORSE UN’ORRENDA EREDITÀ   
Caracalla nacque da Giulia Domna – figlia di Giulio Bassiano Gran Sacerdote del Dio solare El-Gabal di Emesa in Siria – e si ritrovò circondato da una serie di giulie, sorelle e nipoti della madre, in un ambiente in cui “tutti fornicano, si agitano, banchettano, ed eccitano intorno a sé le trance dei fachiri siriani… la madre d’Eliogabalo si trovava a Roma, al momento in cui lo concepì, e di conseguenza Caracalla ha potuto essere suo padre…”. A. Artaud, Eliogabalo o l’anarchico incoronato, pp.33-34.

Si direbbe che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, ma banalmente quando il figlio è peggio del padre c’è poco da dire. E su Eliogabalo Imperatore di Roma c’è solo da leggere avendone già scritto su questo stesso blog:

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