L’epopea del costruttore di
uno Stato tra i più travagliati della storia d’Europa
L’IDEA DI NAZIONE DI
UN DUCA CHE SI FA RE
La storia della Polonia, nel corso di un
millennio, si riassume in prolungate fasi alterne che vanno dalla nascita dello
Stato nazionale – fino a diventare uno dei regni più ricchi e potenti d’Europa
– alla sua spartizione territoriale sul finire del ‘700 tra Austria, Russia e
Prussia – tanto da sparire dalle carte geografiche. Nell’era contemporanea, da scintilla
per lo scoppio del secondo conflitto mondiale, recupera successivamente tra le
sue viscere l’originario germoglio cattolico che porterà alla liberazione dal
comunismo sovietico. Padre dell’inizio di questo cammino, il più
grande condottiero e artefice della nascita della Nazione è Boleslao I Chobry (967-1025), detto il Coraggioso o il Prode, della famiglia dei Piasti.
Signore di uno dei tanti ducati sul territorio, unificherà il Paese a suon di
conquiste a spese dei vicini diventandone il primo sovrano con l’ambizione – irrealizzata
– di riunire tutte le terre slave occidentali sotto la bandiera della
cristianità. Indiscutibilmente, invece, centra in pieno quell’idea di Nazione
che si afferma nel Medioevo con la creazione di ben definite strutture statali:
“Una componente strutturale comune della fisionomia politica e culturale
dell’Occidente ebbe origine durante i secoli della Media Aetas, ovvero le Nazioni. Il mondo classico infatti non
conobbe analoghe formazioni e l’Impero romano, pur tenendo conto della diversa
natura delle genti stanziate presso i suoi confini, non conferì loro una
fisionomia… Fu nel Medioevo pertanto che assunse significato sempre più preciso
la creazione di strutture nazionali distinte e talvolta fra loro antitetiche…
Nel Medioevo si sviluppò dunque l’idea di Nazione secondo motivazioni di genti
esclusive e contrapposte ad ogni altra e tutto sommato mal disposte verso le
possibilità di unione, e tranne eccezioni, di federazione… Fu a questo punto
che contro le continue modificazioni di gruppi e di popoli già territorialmente
uniti linguisticamente e accorpati sia dal punto di vista religioso e,
piuttosto saldamente, soprattutto da quello militare, si costituirono al
vertice forme di potere politico-economico e sociale, pronte a guidare quei
popoli stessi onde dar vita a processi di unificazione territoriale… I popoli
infatti, pur con le peculiarità che li distinsero gli uni dagli altri,
apparvero ben disposti a unirsi allorché un sovrano si pose alla loro guida…”.
L. Gatto, La grande storia del Medioevo,
pp.599-601.
Esattamente il ruolo guida che ritroviamo
in Boleslao, succeduto al padre Miecislao
I duca di Polani (da cui Polonia), con l’obiettivo di emanciparsi dalla
casata sassone che detiene il potere in Germania unitamente alla corona del
Sacro Romano Impero. Le conquiste del giovane duca e condottiero diventano via
via numerose e fulminee nell’arco di pochi anni: “Il ducato, in realtà, era un
aggregato di tribù slave che gravitavano nella zona tra l’Oder e la Vistola,
che egli tese a riunire sotto il proprio scettro. Subito dopo la sua ascesa al
trono, si impossessò della Slesia, della Pomerania e della Polonia inferiore;
nel 999 estese la sua influenza alla Moravia e l’anno seguente alla Slovacchia…
All’inizio del 1003, dopo qualche anno di schermaglie, Boleslao passò
all’offensiva, invadendo la Marca orientale fino all’Elba; la sua campagna
proseguì verso sud, risalendo il corso del fiume, lungo il quale conquistò i
capisaldi di Bautzen, Strelhen e Meissen. Quindi virò a occidente,
impossessandosi dell’intera Marca di Meissen e, in breve, riuscì a sottrarre ai
tedeschi l’intero corso dell’Elba, divenendo padrone del territorio della
Lusazia”. A. Frediani, I grandi
condottieri che hanno cambiato la storia, p.90.
UN SOVRANO
IN GUERRA PERMANENTE
Già prima di queste ultime
conquiste, Boleslao raggiunge un prestigio tale che l’imperatore Ottone III gli concede il titolo di Frater et Cooperator Imperii. Significa
la strada spianata verso la corona polacca, che prenderà nel 1000 proprio dalle
mani del sovrano tedesco. Una luna di miele di
breve durata con il trono, giacché il nuovo imperatore Enrico II disconosce parte delle
conquiste di Boleslao che deve accettare la rinuncia alla Boemia, proiettandosi
di fatto in uno stato di conflittualità permanente per difendere le sue
posizioni sia ad Est che a Ovest. Ma fortuna e astuzia non gli mancano, sfrutta
la debolezza interna dello stesso Enrico II alleandosi con i feudatari tedeschi,
scontenti del loro sovrano, e punta nuovamente alla Boemia che spera in lui per
esser liberata dalla morsa di nuovi tiranni. E così sarà: “Per Enrico di Sassonia,
che aveva potuto contare sulla fedeltà dei precedenti duchi boemi, la caduta
della regione sotto il controllo polacco rappresentava un grave scacco;
impegnato però sul fronte interno, per il momento non poté far altro che
cercare di ottenere un atto di sottomissione; ma Boleslao non ne volle sapere,
e nell’arco di un anno il territorio sottratto alla corona tedesca divenne
enorme”. A. Frediani, Cit., p.91.
A questo punto svanisce ogni possibilità di
mediazione e il confronto tra i due vicini avverrà solo con le armi in un
capovolgersi continuo di operazioni belliche, con risultati tuttavia più
favorevoli a Boleslao che sfrutta gli impegni su più fronti del suo avversario.
Nel complesso si dimostra uno “zelante apostolo del Cristianesimo – il padre,
tra i primi dinasti slavi a convertirsi, aveva ricevuto il battesimo giusto un
anno prima della sua nascita – che rilevò i re tedeschi nell’opera di
evangelizzazione forzata delle tribù slave occidentali, sottomettendo i
prussiani e le popolazioni della Pomerania. Tenace, costante, abile guerriero,
vinse gran parte dei pochi scontri campali che si trovò a dover combattere
nelle sue continue invasioni ai danni dei territori tedeschi, e ancor più abile
si rivelò in difesa, frustrando, spesso con l’aiuto della fortuna, le ripetute
invasioni del suo dominio”. A. Frediani, Cit.,
p.94.
In definitiva, la sua opera porta la Polonia
ad estendersi oltre l’Oder con solidi confini a Est. Dopo di lui, nel lungo
periodo, il regno ripiomba nel caos e nella frammentazione. Ma ormai la strada
della nazione è segnata e sprigionerà tutta la sua potenza sotto la dinastia
degli Jagelloni dalla fine del 1300.