Conquistatore
e statista creò un sistema basato sulla centralità del trono, sulla prevenzione
dei conflitti sociali e, così, sull’instaurazione del regnum come nuova fase
della penisola
Rotari (Brescia, 606 – 652 d.C.) fu
nell’ordine il settimo re longobardo tra il 636 e il 652. Apparteneva alla
stirpe ariana degli Arodingi a capo di una fara
stanziata presso Brescia e, per questo, lo stesso Rotari si trovò a ricoprire
la carica di duca della città. Fu eletto
re alla morte del predecessore Arioaldo
sposandone la vedova, Gundeberga,
figlia di Teodolinda e di fede
cattolica.Sotto questo aspetto, va
ricordato che i Longobardi, in origine religiosamente di stampo pagano
consacrati a Wotan, quando si erano
convertiti al cristianesimo avevano optato per la sua versione ariana come la
quasi totalità dei barbari (tranne i Franchi) e disponevano di un proprio clero
distinto da quello cattolico, con propri edifici di culto, come già era
accaduto in Italia con i Goti. Per essi l’arianesimo, condannato come eresia
sin dal IV secolo, al di là della questione teologica che lo aveva prodotto e che
probabilmente doveva essere da loro colta poco o per niente, era strumento di
differenziazione identitaria dai romani cattolici. La cristianizzazione del
resto non aveva cancellato del tutto il sostrato pagano più antico, che restava
presente nella cultura della stirpe non solo come sopravvivenza di vecchie
pratiche e credenze, ma come sostanza stessa dell’identità del gruppo, in cui
affondavano e sulla base del quale si legittimavano i suoi valori più profondi. Secondo la tradizione i duchi longobardi ebbero un ruolo nella
scelta matrimoniale, determinando così il trono e rinnovando la formula di
affiancare un re ariano ad una regina cattolica per assicurare un sostanziale
equilibrio nel Regno e una politica di tolleranza.