10 dicembre 2012

SARGON, IL PRIMO CONQUISTATORE “POLIORCETICO” TRA STORIA E LEGGENDA


Nella fertile culla della civiltà, tra il Tigri e l’Eufrate, la parabola del fondatore del primo impero conosciuto. Nella terra delle origini, dell’invenzione della scrittura, delle comunità urbane isolate, si assiste all’evoluzione di nuove tecniche di guerra e di conquista che daranno ordine alla prospettiva di contatti tra gli uomini, di organizzazione politica e burocratica, di sviluppo economico
 
IL PROTOTIPO DI MOSÈ NELLA TERRA-MADRE DOVE TUTTO HA INIZIO
Io sono Sargon, re forte, re di Akkad. Mia madre era una sacerdotessa; mio padre non lo conosco; era uno di quelli che abitano le montagne. Il mio paese è Azupiranu sull’Eufrate. La sacerdotessa mia madre mi concepì e mi generò in segreto; mi depose in un paniere di giunco, chiuse il coperchio con del bitume, mi affidò al fiume che non mi sommerse. I flutti mi trascinarono e mi portarono da Aqqui, l’addetto a raccogliere acqua. Aqqui, immergendo il suo secchio, mi raccolse. Aqqui, l’addetto a raccogliere l’acqua, mi adottò come figlio e mi allevò. Aqqui, l’addetto a raccogliere l’acqua, mi fece suo giardiniere. Durante il periodo in cui ero giardiniere la dea Ishtar mi amò. Per… anni io fui re.
È in questa celebre iscrizione la prova dell’esistenza di Sargon I di Accadia, a metà tra storia e leggenda (in una nascita fortunosa affidata alle acque di un fiume come un prototipo di Mosè): primo re della storia creatore di un vero e proprio impero su vasto territorio. Ma non si può leggere questa pagina di civiltà senza scorrere le precedenti che originano la civiltà stessa. Sargon stabilisce il suo primato di conquistatore e di governante perché la terra in cui agisce è anch’essa un primato storico e umano che ha generato, attraverso una misteriosa opera evolutiva degli uomini, le strutture e la concezione per la conquista e il governo: “L’Homo sapiens intraprese un’incredibile trasformazione circa 6000 anni fa. L’uomo cacciatore e agricoltore si trasformò all’improvviso in uomo cittadino, e nell’arco di poche centinaia di anni si ritrovò a praticare la matematica avanzata, l’astronomia e la metallurgia! Il luogo dove all’improvviso sorsero queste prime città era l’antica Mesopotamia, una pianura fertile tra i fiumi Tigri ed Eufrate dove oggi si estende il moderno Iraq. Quella civiltà si chiamò Sumer (luogo di nascita della scrittura e della ruota), e sin dai suoi inizi mostrò una straordinaria somiglianza con la civiltà e con la cultura odierni”. A. F. Alford, Il mistero della genesi della antiche civiltà, p.141.
 
Banalmente, Sargon non avrebbe potuto conquistare le prime città se i Sumeri non avessero avviato le iniziali fasi di urbanizzazione sin dal IV millennio avanti cristo: “Tra l’11.000 e il 4000 a.C. l’uomo disponeva del medesimo potenziale di intelligenza di oggi, ma in genere conduceva un’esistenza nomade. La popolazione crebbe rapidamente ovunque nel mondo. Poi, dal 3800 a.C. una serie di sviluppi portarono all’avvento di una nuova élite di uomini civilizzati. Questa fase iniziò nelle città di Sumer ricostruite negli stessi luoghi in cui erano sorte prima del diluvio”. A. F. Alford, Cit., p.393.
 
Una cultura urbana che caratterizzerà le civiltà a venire. Non poca cosa nel buio dell’origine sconosciuta, forse asiatica, dei Sumeri insediatisi nella terra tra i due fiumi: “Proprio in questa regione, dove le condizioni climatiche sono proibitive, sorse, attorno al 3000 a.C., la prima civiltà umana. È Uruk, infatti, la prima città della storia dell’umanità. È Uruk la sede del primo Stato organizzato dell’uomo”. G. Pettinato, I Sumeri, p.10.
 
Dai Sumeri non ereditiamo solo città, ma imponenti monumenti architettonici e innumerevoli documenti scritti. A loro si devono i primi rudimenti di “matematica, astronomia, astrologia con una vasta influenza sull’Occidente: alla Mesopotamia dobbiamo anche la suddivisione del tempo in settimane e del cerchio in spicchi di 360 gradi e l’introduzione di longitudine e latitudine, come coordinate geografiche nella navigazione. Sviluppano anche una scienza medica raffinata che influenzò profondamente la medicina delle culture occidentali, come per esempio la Grecia”. Bardeschi C. D., Mesopotamia, La culla della civiltà, p.105.
 
Lo stesso si può dire nel campo della religione, dell’arte e soprattutto della scrittura, grazie al ritrovamento di numerose iscrizioni in cui appare evidente che “gli abitanti della Mesopotamia avevano redatto cronache molto particolareggiate, e che avevano conservato informazioni e notizie sotto forma di scritture cuneiformi incise su tavolette d’argilla… Dopo un secolo di traduzioni di testi sumerici, gli studiosi non hanno però trovato parole prese a prestito o indicazioni di sistemi di scrittura precedenti. L’invenzione della scrittura è dunque tutta dei Sumeri”. A. F. Alford, Cit., pp.145.
 
Sono ovviamente immani le difficoltà di ricostruzione della storia e delle acquisizioni di questo popolo, di cui restano ignote sia le origini che l’appartenenza etnica, mentre le stesse fonti di ricerca sono per lo più affidate agli scavi e alla filologia su testi o frammenti antichi: “L’archeologia, la cultura materiale e la documentazione degli archivi cuneiformi ci permettono di ricostruire le tappe principali di questo percorso e di intravedere alcuni momenti della vita quotidiana, del fervore dei commerci e degli scambi, dell’attività letteraria e scientifica, della grande capacità inventiva artistica, architettonica e tecnologica di questa civiltà… La storia, la cultura e l’arte della Mesopotamia si basano essenzialmente sulla documentazione archeologica e sui testi cuneiformi, a partire dai Sumeri. Sull’indagine archeologica si fonda la possibilità di disporre di dati diretti e tangibili, seppure frammentari, di una società e di una cultura, attraverso le espressioni della vita quotidiana e delle strutture organizzative politiche, religiose, difensive e così via”. Bardeschi C. D., Cit., pp.7, 22. 

Tutto questo è e sarà la Mesopotamia, non tanto una civiltà o un’etnia ma una terra-madre gravida di civiltà e popolazioni in movimento nei millenni: Sumeri, Accadi, Assiri, Amorrei, Hurriti, Cassiti, Babilonesi, Persiani, ecc., con tracce che risalgono fino al Paleolitico del 300.000 a.C. Un angolo del pianeta, allora sconosciuto, tra i più fertili dell’antichità, fulcro delle principali vie di comunicazione con l’Egitto, il Mediterraneo e l’Asia. Ecco perché culla della civiltà: perché luogo naturale di un primordiale sviluppo demografico ed economico nell’ambito della nascita di nuovi insediamenti coloniali.
 
 
 
 
RE GUERRIERO, FONDA L’IMPERIALISMO PRIMA ANCORA CHE UN IMPERO
Con i Sumeri dunque gli uomini si urbanizzano e si organizzano in città-stato (Ur, Uruk, Lagash, Erech) costantemente in lotta tra loro ed esposte alla pressione delle migrazioni orientali. Abbiamo così le tracce della “prima documentazione sulla materia di fare la guerra che risale al IV millennio a.C., quando troviamo raffigurate sulle impronte di sigillo, ritrovate a Uruk e Susa, scene di guerra e di cattura di prigionieri; le armi della caccia e della guerra sono essenzialmente le medesime: arco, frecce e lunghe lance… Nel corso del III millennio, i Sumeri, introducono le armi in bronzo – come spade, asce ed elmi – e il carro”. Bardeschi C. D., Cit., p.49.
 
In questo quadro si inseriscono gli Accadi di Sargon I che riuscirà a sottomettere i Sumeri ed inglobare in un impero unitario, il primo della storia, gran parte dei territori della Mesopotamia. Un dominio della durata di almeno due secoli i cui confini toccheranno anche l’Elam (Iran Sud occidentale), parte della Siria e dell’Asia Minore fino a sfociare nel Mediterraneo. Il nostro personaggio regna per lunghi anni tra il 2334 e il 2279 a.C. ma non si conosce il meccanismo attraverso il quale la sua stirpe semita consegue il potere: “Forse si trattò di un colpo di stato ai danni di una dinastia piuttosto recente e poco amata dal popolo… Dopo un periodo di consolidamento del suo regno, costruito praticamente ex novo, il condottiero diede inizio a una progressiva espansione che lo avrebbe portato a combattere e vincere 34 battaglie nel solo territorio sumerico, sovrapponendo una monarchia assoluta di stirpe semita a un coacervo di città-stato sumeriche”. A. Frediani, I Grandi condottieri che hanno cambiato la storia, p.485.
 
È grazie alla scrittura, e all’archeologia, che siamo a conoscenza dei successi di questo antico monarca incisi su tavolette e definito “Re di Akkad, Re di Kish” che in battaglia ha sconfitto le città di “Uruk, Ur e Lagash”. Per il resto permangono le stesse difficoltà di ricerca pari al mistero che ancora avvolge la nascita della civiltà sumera: “In effetti sono stati compiuti diversi tentativi per spiegare l’origine della cultura sumera in quanto evoluzione di culture preesistenti nella Mesopotamia. Questi studi si concentrano sui ritrovamenti di terraglie e dimostrano che il popolo sumero viveva in quelle zone già da migliaia di anni. Ma queste spiegazioni non chiariscono perché fosse divenuto improvvisamente necessario a quegli uomini vivere in città organizzate… se il cervello umano è il tallone di Achille degli evoluzionisti, la tecnologia dei Sumeri è quello degli storici… Ebbene, i Sumeri attribuirono i loro progressi, e anzi la loro stessa origine, agli déi in carne e ossa… Il paradigma della moderna scienza esige che qualsiasi riferimento agli déi venga classificato come mitologia… Ogni mito – sia esso scientifico, religioso o riferito alle tradizioni antiche – racchiude elementi di verità storica”. A. F. Alford, Cit., p.38, 142.
 
È così anche per Sargon, già dalla sua stessa nascita, che secondo la leggenda viene partorito ad Azupiranu da una sacerdotessa della dea Inanna e affidato in gran segreto alle acque dell’Eufrate in una cesta di vimini. Trovato da un portatore di brocche, viene introdotto alla corte di Kish per diventare col tempo coppiere del re Ur-Zabada. Sargon non perderà mai il favore di Inanna, dea dell’amore, una delle più importanti del Vicino Oriente – come Afrodite per i Greci e Venere per i Romani. Ma è anche ambiziosa dea della guerra: “Fu allora, secondo gli antichi testi, che Inanna trovò l’uomo che era destinato a diventare lo strumento delle sue ambizioni, colui che fondò la città di Agade e successivamente l’impero accadico. Quest’uomo era Sargon il Grande…”. A. F. Alford, Cit., p.163.
La leggenda vuole che Sargon, intorno al 2350 a.C., depone il re e si mette a capo della sua comunità  rovesciando la precedente dinastia regnante e intraprendendo una serie di imprese militari che lo porteranno a fondare in pochi anni l’impero più antico di cui si abbia memoria storica: fortemente centralizzato, basato sul controllo dalla capitale, affidato a rigide regole burocratiche e uomini di fiducia nelle posizioni strategiche. Se i Sumeri hanno creato il senso sparso della comunità civile, Sargon ne è l’evoluzione verso il senso dell’ordine e dell’aggregazione politica ed economica in un sistema dispotico orientale. Egli ha quindi in sé l’idea di unità e di impero che non può che realizzare attraverso la guerra, un nuovo modo di fare la guerra, attraverso l’arte poliorcetica di assedio e espugnazione di città fortificate: “Sargon I il Grande fu un vero eroe e un modello da imitare per i sovrani antichi dell’area centro asiatica, così come Alessandro Magno lo sarebbe stato per i conquistatori greco-romani. È difficile stabilire quali fossero le sue tattiche e le sue strategie… Possiamo supporre che i suoi rapidi movimenti e la sua alacre attività militare fossero assecondati da eserciti relativamente poco numerosi, impressione confermata da una delle sue iscrizioni, nella quale si attesta che 5400 uomini mangiavano con lui… quello che è certo è che le sue truppe erano dotate di arco e giavellotto, e apparivano assai più dinamiche di quelle sumeriche, pesantemente corazzate… Fu certamente un comandante dotato di grande carisma, determinato e con un’alta concezione di sé, in grado di trasmettere grande sicurezza ai propri uomini, ricavandone il massimo impegno in battaglia e nel corso di una campagna. Abile nell’arte poliorcetica, si suppone che abbia fatto largo uso di macchine ossidionali nel corso dei suoi tanti assedi, in particolar modo gli arieti, di cui si valse per abbattere le mura delle imponenti città sumeriche”. A. Frediani, Cit., p.488.
 
Tutto questo nella storia di Sumer e della Mesopotamia ha un impatto enorme: “Il significato della dinastia di Akkad nell’ultimo quarto del III millennio fu tale che i popoli posteriori ne conservarono un ricordo indelebile. Moltissime infatti sono le composizioni che si rifanno alle gloriose gesta soprattutto di due dei sovrani più importanti della dinastia: Sargon, il fondatore della dinastia, e suo nipote Naramsin. Il primo immortalato per aver creato il primo impero semitico della storia, il secondo per averlo consolidato e portato al massimo splendore”. G. Pettinato, Cit., p.259.
Una volta al potere, l’operazione chiave iniziale è rivolta contro il re di Uruk, Lugalzaggisi, già a suo modo sovrano di buona parte della Mesopotamia meridionale, sorpreso in un attacco mentre è ancora impegnato ad allestire un esercito: “Quel che è certo è che lo scontro diede la vittoria a Sargon, che poté catturare Lugalzaggisi e condurlo in maniera umiliante, sotto giogo, a Nippur, dove lo fece sfilare per le vie della città”. A. Frediani, Cit., p.489.
Ed è proprio dalle copie di iscrizioni originali rinvenute nella città di Nippur che si può ricostruire il percorso politico e militare del fondatore della nuova dinastia. Infatti Sargon non si ferma ad Uruk, ma in una serie di battaglie poliorcetiche espugna Ur, Lagash, E-Nimmar e Umma, di cui rade al suolo le mura: “A quel punto, Sargon aveva sotto il controllo l’intero settore mesopotamico a ridosso del Golfo Persico, e poté vantarsi, in una delle sue iscrizioni, di essere il padrone del traffico marittimo. La più notevole delle conseguenze della sua espansione, infatti, era il possesso delle rotte commerciali oltremare, che arricchì il suo regno e gli permise di guardare anche oltre”. A. Frediani, Cit., p.486.
 
Non solo, quindi, dominio per il dominio ma unità politica e territoriale che intensifica i commerci, gli scambi e l’apertura di nuove rotte terrestri e marittime giacché Sargon non si ferma alle città sumeriche, ma prosegue; e proseguendo entra in contatto con altre civiltà: “Il nuovo re non si accontenta delle vittorie militari, a capo delle città conquistate egli pone governatori di Akkad, instaurando per la prima volta un sistema politico e amministrativo che autorizza gli studiosi a parlare del suo regno come del primo tentativo di costituzione di un impero”. G. Pettinato, Cit., p.261.
 
…E dunque prosegue risalendo il corso dell’Eufrate conquistando città nei territori dell’odierna Bagdad, poi procedendo in pieno territorio siriano fino a Ebla e i monti dell’Amano; e ancora sulla costa libanese, in Anatolia e Cappadocia, nel Mediterraneo fino a Creta, nella valle del Tigri e in territorio iraniano. Tutto questo con eccidi, stragi di massa, affrontando terribili calamità naturali, fa dire al re in un’iscrizione “Ora, ogni re che vuole chiamarsi mio eguale, dovunque io andai, che ci vada”: “Per la prima volta tra i titoli di un sovrano compare quello di re della totalità, e i confini del suo dominio, così come vengono indicati in un testo posteriore, si identificarono con i quattro punti cardinali: il Nord rappresentato dal mare superiore, il Sud dal mare inferiore, l’Est dall’Elam e l’Ovest dalla Siria-Palestina”. G. Pettinato, Cit., p.263.
 
Tuttavia la vastità dell’impero di Sargon è anche la sua debolezza per via di continue immigrazioni di popoli asiatici occidentali che causano disordini e instabilità interna. Infatti “sul finire del suo regno, che si estendeva ormai, a est, fino allo Zagros e al Golfo Persico, a ovest al Tauro e al Mediterraneo, Sargon fu costretto ad affrontare una serie di rivolte non si sa in quali settori. Nonostante l’età avanzata se la cavò egregiamente… È però chiaro che non estinse del tutto i focolai di ribellione, poiché i suoi figli, che gli succedettero sul trono accadico, inaugurarono i loro rispettivi regni con campagne per sedare varie ribellioni. L’impero accadico, caratterizzato, dopo la sua morte, da una sempre più accentuata instabilità politica, si sarebbe comunque dissolto nell’arco di un secolo e mezzo dall’inizio del regno del suo fondatore, con l’invasione dei Gutei”. A. Frediani, Cit., p.488.
 
Nel frattempo, fino alla caduta dell’impero, tra i successori di Sargon “il secondo figlio, Manishtushu, una volta consolidato il potere in Mesopotamia, promuove il commercio con l’estero spingendosi fino alle miniere d’argento e alla montagna di diorite in territorio iranico. È soltanto con il nipote Naramsin che l’impero accadico comincia ad assumere quella dimensione di cui i posteri diedero merito a Sargon. Egli risolve definitivamente il problema dei rapporti con l’Elam stringendo un patto d’alleanza con Khita, un re del luogo… Il sovrano quindi dedica tutta la sua attenzione al Nord, dapprima spingendosi verso il paese di Subaru, sopra l’Assiria, e quindi verso la Siria-Palestina raggiungendo forse anche Ebla”. G. Pettinato, Cit., p.264.
Con il crollo dell’impero accadico le città sumere riacquistano indipendenza e autonomia, ma nella cronologia mesopotamica non verrà mai meno l’idea di impero come si vedrà con gli Assiro-Babilonesi, i Persiani, i Macedoni, i Parti e gli Arabi.