13 marzo 2015

ASSURNASIRPAL II, CRUDELE MAESTRO DI IERI PER I FEROCI BARBUTI DI OGGI

Dall’Antica Assiria i corsi e i ricorsi della storia. Nelle atrocità dei nostri giorni, col pretesto di servire il disegno di un Dio, la lezione dimenticata di un impero di sopraffazione e di morte ma dallo sguardo lungo verso l’arte, l’economia e quindi il progresso e l’eternità

TERRORE PREVENTIVO PER VITTORIA FUTURA
Erroneamente definiamo civiltà sepolte quel mix di popolazioni e culture che, tra il Tigri e l’Eufrate, hanno tracciato i primi percorsi conosciuti dell’evoluzione umana. Non sono affatto sepolte giacché la loro influenza continua a farsi sentire puntualmente da quell’angolo di mondo ancora fulcro di instabilità internazionale. Luoghi che da millenni danno tuttora il nome a zone di guerra o, in questi giorni, con la loro silenziosa e polverosa archeologia eccitano la furia iconoclasta dell’islamismo integralista per cancellare la storia e il progresso. Ecco quindi la distruzione dei siti e delle ricchezze delle antiche capitali Ninive e Nimrud con una brutalità e ferocia pari ai tanti re assiri che tra il III millennio e il 600 a.C. fonderanno un impero mesopotamico esteso tra Egitto, Siria, Palestina, Fenicia e Anatolia. Niente male per un popolo di pastori dell’odierno Iraq settentrionale. Di questi antichi sovrani, sono appunto la brutalità, la ferocia, lo stragismo e la deportazione gli elementi distintivi con cui basano la loro espansione a scapito delle popolazioni vinte. Secondo quanto si tramanda il più crudele sarebbe stato re Assurnasirpal II, tra l’883 e l’859 a.C., che porta l’impero al suo apogeo schiacciando ogni forma di resistenza lungo le direttrici di marcia Nord, Sud, Ovest e consolidando definitivamente l’immagine dell’assiro spietato e sanguinario: “L’Assiria… si stendeva a Nord lungo il rapido corso del Tigri. La Babilonia, l’antica Sumer e Akkad, comprendeva al Sud la regione fra l’Eufrate e il Tigri fino alle verdi acque del Golfo Persico. In una enciclopedia popolare del 1867, sotto la voce ‘Mesopotamia’, si trova questa esauriente illustrazione: Il paese raggiunse l’apogeo sotto le dominazioni assira e babilonese. Sotto gli Arabi fu sede dei califfi ed ebbe nuovo periodo di grande fioritura. Con l’invasione dei Selgiuchidi, dei Tartari e dei Turchi cominciò a declinare, e ai nostri giorni è ridotto in parte ad un deserto spopolato”. C. W. Ceram, Civiltà sepolte, p.217.
 
La coincidenza geografica delle atrocità in atto oggigiorno sembrerebbe ricalcare proprio quei metodi di conquista sia nello spargimento di sangue, sia negli effetti sull’immaginario collettivo: “Sotto questo aspetto, le distruzioni e le crudeltà per le quali si è reso famoso – soprattutto perché se ne faceva un vanto nelle sue iscrizioni – e con le quali, più di ogni altra cosa, Assurnasirpal è passato alla storia, sembrano far parte di una deliberata e meditata politica di intimidazione; nelle sue iscrizioni si annoverano: terra bruciata nei territori refrattari al suo dominio; deportazioni di massa in Assiria delle popolazioni locali e, viceversa, trasferimento di coloni nei territori recentemente soggiogati; punizioni esemplari e truculente per i ribelli pervicaci che furono regolarmente squartati, impalati, scorticati vivi, crocifissi, mutilati, posti a rogo o sepolti vivi… Si evince la distruzione totale di non meno di 21 città e il massacro della popolazione in almeno 15 occasioni”. A. Frediani, I grandi condottieri che hanno cambiato la storia, pp. 41-42.
 
I NUOVI BARBARI E LA LEZIONE DIMENTICATA
L’azione militare di Assurnasirpal II contempla la devastazione sistematica intesa come senso di sicurezza da garantire ai confini del suo impero con il risultato, però, dello scoppio di ripetute ribellioni da affrontare su vasta scala. Da qui l’avvio di un programma d’espansione spietato in cui il terrore è un elemento propedeutico alla vittoria. Gli esempi sono numerosi come nel caso della rivolta debellata nell’attuale zona di Kirkuk (nell’881) e risolta con la deportazione di manodopera per la nuova capitale a Nimrud; ancora in Armenia, presso il lago di Van, il re assale ed espugna una fortezza di ribelli uccidendo tra le fiamme 300 prigionieri. Avvalendosi di una particolare ed estrema rapidità di movimento arriva a puntellare il suo regno passando per la Siria, la Fenicia, sfociando sul Mediterraneo e via via così fino all’870 con la conquista della città di Damdamusa sulle rive del Tigri in cui vengono massacrati 600 uomini e dell’insediamento di Amid con 3000 crocifissioni.
È una dimostrazione di forza che consoliderà l’impero per altri due secoli, un esempio di “velocità che fu in grado di ottenere non solo fruendo di un servizio informazioni capillare ed efficiente, ma soprattutto rendendo il suo esercito uno dei più mobili del mondo antico, grazie alla salda disciplina, alla divisione delle unità combattenti in base al loro armamento e all’utilizzo della cavalleria, una variante inedita rispetto alla tattica dell’epoca, basata sui carri da guerra e sulla fanteria. Si dimostrò inoltre un poliorceta insuperabile, espugnando qualunque roccaforte incontrasse sul suo cammino, la gran parte delle volte con l’assalto diretto, grazie alle torri semoventi di cui disponeva, alte quanto le mura nemiche e dotate di arieti per la distruzione delle stesse, che completavano il lavoro dei minatori”. A. Frediani, Cit., p.42.
 
Nonostante l’istinto distruttivo, Assurnasirpal non adagia il suo incontrastato potere sugli allori o meglio ancora sulle macerie, ma dedica grandi sforzi ad un’intensa attività architettonica fatta di palazzi, statue, bassorilievi, templi necessari a rendere la nuova capitale degna dell’antica e gloriosa Ninive: “Nel ricordo degli uomini, Ninive fu caratterizzata solo da delitti, saccheggi, oppressione, violazione dei deboli, guerra e terrore in ogni loro aspetto, attraverso una serie sanguinosa di dominatori che regnarono soltanto con la violenza, che raramente ebbero il tempo di morire di morte naturale, e a cui successero altri sempre peggiori… E Ninive fu la Roma assira, città elevata alla massima potenza, metropoli mondiale; città dai palazzi, dalle piazze e dalle strade giganteschi, città di nuove e inaudite conquiste tecniche”. C. W. Ceram, Cit., pp.268-269.
 
Il suo impegno edificatorio non è solo vanità ma la conferma del profondo sviluppo artistico ed economico raggiunto dall’Assiria che “si afferma nelle vie di traffico che congiunge l’alta Mesopotamia all’Anatolia sud-orientale e centrale, con la fondazione di avamposti commerciali, in assiro detti Karùm, termine che all’origine identifica propriamente la banchina del porto. Gli Assiri esportano in Cappadocia tessuti e stagno (proveniente dall’altopiano iranico) e ne ricavano argento, e anche oro. Il commercio si svolge mediante carovane di asini… sostanzialmente gestito da imprenditori privati (tamkarùm ‘commercianti’), che sono appoggiati dal potere politico”. C. D. Bardeschi, Mesopotamia, p.99.
 
Ebbene, non solo potere mortale e devastante ma un progetto imperiale più articolato. Potremmo affermare che più o meno in quegli stessi luoghi la storia non solo sembra essersi fermata, ma tragicamente regredita più che ad una pagina neoassira ad un’orda di barbari che in questi giorni di conquista e annientamento si stanno dedicando a roghi umani, crocifissioni, decapitazioni e, in una ritorsione senza tempo, alla distruzione stessa dei resti delle due capitali. Ad ora è molto difficile scorgere altro all’orizzonte, nemmeno il fantasma di Assurnasirpal ad indicare una via di ricostruzione.