7 febbraio 2014

BOLESLAO I, IL PADRE DELLA POLONIA TRA DIO E LA SPADA

L’epopea del costruttore di uno Stato tra i più travagliati della storia d’Europa

L’IDEA DI NAZIONE DI UN DUCA CHE SI FA RE
La storia della Polonia, nel corso di un millennio, si riassume in prolungate fasi alterne che vanno dalla nascita dello Stato nazionale – fino a diventare uno dei regni più ricchi e potenti d’Europa – alla sua spartizione territoriale sul finire del ‘700 tra Austria, Russia e Prussia – tanto da sparire dalle carte geografiche. Nell’era contemporanea, da scintilla per lo scoppio del secondo conflitto mondiale, recupera successivamente tra le sue viscere l’originario germoglio cattolico che porterà alla liberazione dal comunismo sovietico. Padre dell’inizio di questo cammino, il più grande condottiero e artefice della nascita della Nazione è Boleslao I Chobry (967-1025), detto il Coraggioso o il Prode, della famiglia dei Piasti. Signore di uno dei tanti ducati sul territorio, unificherà il Paese a suon di conquiste a spese dei vicini diventandone il primo sovrano con l’ambizione – irrealizzata – di riunire tutte le terre slave occidentali sotto la bandiera della cristianità. Indiscutibilmente, invece, centra in pieno quell’idea di Nazione che si afferma nel Medioevo con la creazione di ben definite strutture statali: “Una componente strutturale comune della fisionomia politica e culturale dell’Occidente ebbe origine durante i secoli della Media Aetas, ovvero le Nazioni. Il mondo classico infatti non conobbe analoghe formazioni e l’Impero romano, pur tenendo conto della diversa natura delle genti stanziate presso i suoi confini, non conferì loro una fisionomia… Fu nel Medioevo pertanto che assunse significato sempre più preciso la creazione di strutture nazionali distinte e talvolta fra loro antitetiche… Nel Medioevo si sviluppò dunque l’idea di Nazione secondo motivazioni di genti esclusive e contrapposte ad ogni altra e tutto sommato mal disposte verso le possibilità di unione, e tranne eccezioni, di federazione… Fu a questo punto che contro le continue modificazioni di gruppi e di popoli già territorialmente uniti linguisticamente e accorpati sia dal punto di vista religioso e, piuttosto saldamente, soprattutto da quello militare, si costituirono al vertice forme di potere politico-economico e sociale, pronte a guidare quei popoli stessi onde dar vita a processi di unificazione territoriale… I popoli infatti, pur con le peculiarità che li distinsero gli uni dagli altri, apparvero ben disposti a unirsi allorché un sovrano si pose alla loro guida…”. L. Gatto, La grande storia del Medioevo, pp.599-601.
 
Esattamente il ruolo guida che ritroviamo in Boleslao, succeduto al padre Miecislao I duca di Polani (da cui Polonia), con l’obiettivo di emanciparsi dalla casata sassone che detiene il potere in Germania unitamente alla corona del Sacro Romano Impero. Le conquiste del giovane duca e condottiero diventano via via numerose e fulminee nell’arco di pochi anni: “Il ducato, in realtà, era un aggregato di tribù slave che gravitavano nella zona tra l’Oder e la Vistola, che egli tese a riunire sotto il proprio scettro. Subito dopo la sua ascesa al trono, si impossessò della Slesia, della Pomerania e della Polonia inferiore; nel 999 estese la sua influenza alla Moravia e l’anno seguente alla Slovacchia… All’inizio del 1003, dopo qualche anno di schermaglie, Boleslao passò all’offensiva, invadendo la Marca orientale fino all’Elba; la sua campagna proseguì verso sud, risalendo il corso del fiume, lungo il quale conquistò i capisaldi di Bautzen, Strelhen e Meissen. Quindi virò a occidente, impossessandosi dell’intera Marca di Meissen e, in breve, riuscì a sottrarre ai tedeschi l’intero corso dell’Elba, divenendo padrone del territorio della Lusazia”. A. Frediani, I grandi condottieri che hanno cambiato la storia, p.90.
 
UN SOVRANO IN GUERRA PERMANENTE
Già prima di queste ultime conquiste, Boleslao raggiunge un prestigio tale che l’imperatore Ottone III gli concede il titolo di Frater et Cooperator Imperii. Significa la strada spianata verso la corona polacca, che prenderà nel 1000 proprio dalle mani del sovrano tedesco. Una luna di miele di  breve durata con il trono, giacché il nuovo imperatore Enrico II disconosce parte delle conquiste di Boleslao che deve accettare la rinuncia alla Boemia, proiettandosi di fatto in uno stato di conflittualità permanente per difendere le sue posizioni sia ad Est che a Ovest. Ma fortuna e astuzia non gli mancano, sfrutta la debolezza interna dello stesso Enrico II alleandosi con i feudatari tedeschi, scontenti del loro sovrano, e punta nuovamente alla Boemia che spera in lui per esser liberata dalla morsa di nuovi tiranni. E così sarà: “Per Enrico di Sassonia, che aveva potuto contare sulla fedeltà dei precedenti duchi boemi, la caduta della regione sotto il controllo polacco rappresentava un grave scacco; impegnato però sul fronte interno, per il momento non poté far altro che cercare di ottenere un atto di sottomissione; ma Boleslao non ne volle sapere, e nell’arco di un anno il territorio sottratto alla corona tedesca divenne enorme”. A. Frediani, Cit., p.91.
 
A questo punto svanisce ogni possibilità di mediazione e il confronto tra i due vicini avverrà solo con le armi in un capovolgersi continuo di operazioni belliche, con risultati tuttavia più favorevoli a Boleslao che sfrutta gli impegni su più fronti del suo avversario. Nel complesso si dimostra uno “zelante apostolo del Cristianesimo – il padre, tra i primi dinasti slavi a convertirsi, aveva ricevuto il battesimo giusto un anno prima della sua nascita – che rilevò i re tedeschi nell’opera di evangelizzazione forzata delle tribù slave occidentali, sottomettendo i prussiani e le popolazioni della Pomerania. Tenace, costante, abile guerriero, vinse gran parte dei pochi scontri campali che si trovò a dover combattere nelle sue continue invasioni ai danni dei territori tedeschi, e ancor più abile si rivelò in difesa, frustrando, spesso con l’aiuto della fortuna, le ripetute invasioni del suo dominio”. A. Frediani, Cit., p.94.
 
In definitiva, la sua opera porta la Polonia ad estendersi oltre l’Oder con solidi confini a Est. Dopo di lui, nel lungo periodo, il regno ripiomba nel caos e nella frammentazione. Ma ormai la strada della nazione è segnata e sprigionerà tutta la sua potenza sotto la dinastia degli Jagelloni dalla fine del 1300.