Nella fertile culla della civiltà, tra il Tigri e
l’Eufrate, la parabola del fondatore del primo impero conosciuto. Nella terra
delle origini, dell’invenzione della scrittura, delle comunità urbane isolate,
si assiste all’evoluzione di nuove tecniche di guerra e di conquista che daranno
ordine alla prospettiva di contatti tra gli uomini, di organizzazione politica
e burocratica, di sviluppo economico
IL
PROTOTIPO DI MOSÈ NELLA TERRA-MADRE DOVE TUTTO HA INIZIO
Io
sono Sargon, re forte, re di Akkad.
Mia madre era una sacerdotessa; mio padre non lo conosco; era uno di quelli che
abitano le montagne. Il mio paese è Azupiranu sull’Eufrate. La sacerdotessa mia
madre mi concepì e mi generò in segreto; mi depose in un paniere di giunco,
chiuse il coperchio con del bitume, mi affidò al fiume che non mi sommerse. I
flutti mi trascinarono e mi portarono da Aqqui, l’addetto a raccogliere acqua.
Aqqui, immergendo il suo secchio, mi raccolse. Aqqui, l’addetto a raccogliere
l’acqua, mi adottò come figlio e mi allevò. Aqqui, l’addetto a raccogliere
l’acqua, mi fece suo giardiniere. Durante il periodo in cui ero giardiniere la
dea Ishtar mi amò. Per… anni io fui re.
È in questa celebre iscrizione la
prova dell’esistenza di Sargon I di Accadia, a metà tra storia e leggenda (in
una nascita fortunosa affidata alle acque di un fiume come un prototipo di Mosè): primo re della storia creatore di
un vero e proprio impero su vasto territorio. Ma non si può leggere questa pagina
di civiltà senza scorrere le precedenti che originano la civiltà stessa. Sargon
stabilisce il suo primato di conquistatore e di governante perché la terra in
cui agisce è anch’essa un primato storico e umano che ha generato, attraverso
una misteriosa opera evolutiva degli uomini, le strutture e la concezione per
la conquista e il governo: “L’Homo
sapiens intraprese un’incredibile trasformazione circa 6000 anni fa. L’uomo
cacciatore e agricoltore si trasformò all’improvviso in uomo cittadino, e
nell’arco di poche centinaia di anni si ritrovò a praticare la matematica
avanzata, l’astronomia e la metallurgia! Il luogo dove all’improvviso sorsero
queste prime città era l’antica Mesopotamia, una pianura fertile tra i fiumi
Tigri ed Eufrate dove oggi si estende il moderno Iraq. Quella civiltà si chiamò
Sumer (luogo di nascita della scrittura e della ruota), e sin dai suoi inizi
mostrò una straordinaria somiglianza con la civiltà e con la cultura odierni”.
A. F. Alford, Il mistero della genesi
della antiche civiltà, p.141.
Banalmente, Sargon non avrebbe
potuto conquistare le prime città se i Sumeri
non avessero avviato le iniziali fasi di urbanizzazione sin dal IV millennio
avanti cristo: “Tra l’11.000 e il 4000 a.C. l’uomo disponeva del medesimo
potenziale di intelligenza di oggi, ma in genere conduceva un’esistenza nomade.
La popolazione crebbe rapidamente ovunque nel mondo. Poi, dal 3800 a.C. una
serie di sviluppi portarono all’avvento di una nuova élite di uomini
civilizzati. Questa fase iniziò nelle città di Sumer ricostruite negli stessi
luoghi in cui erano sorte prima del diluvio”.
A. F. Alford, Cit., p.393.
Una cultura urbana che
caratterizzerà le civiltà a venire. Non poca cosa nel buio dell’origine
sconosciuta, forse asiatica, dei Sumeri insediatisi nella terra tra i due
fiumi: “Proprio in questa regione, dove le condizioni climatiche sono
proibitive, sorse, attorno al 3000 a.C., la prima civiltà umana. È Uruk, infatti, la prima città della
storia dell’umanità. È Uruk la sede del primo Stato organizzato dell’uomo”. G.
Pettinato, I Sumeri, p.10.
Dai Sumeri non ereditiamo solo città,
ma imponenti monumenti architettonici e innumerevoli documenti scritti. A loro
si devono i primi rudimenti di “matematica, astronomia, astrologia con una
vasta influenza sull’Occidente: alla Mesopotamia dobbiamo anche la suddivisione
del tempo in settimane e del cerchio in spicchi di 360 gradi e l’introduzione
di longitudine e latitudine, come coordinate geografiche nella navigazione.
Sviluppano anche una scienza medica raffinata che influenzò profondamente la
medicina delle culture occidentali, come per esempio la Grecia”. Bardeschi C.
D., Mesopotamia, La culla della civiltà,
p.105.
Lo stesso si può dire nel campo
della religione, dell’arte e soprattutto della scrittura, grazie al
ritrovamento di numerose iscrizioni in cui appare evidente che “gli abitanti
della Mesopotamia avevano redatto cronache molto particolareggiate, e che
avevano conservato informazioni e notizie sotto forma di scritture cuneiformi
incise su tavolette d’argilla… Dopo un secolo di traduzioni di testi sumerici,
gli studiosi non hanno però trovato parole prese a prestito o indicazioni di
sistemi di scrittura precedenti. L’invenzione della scrittura è dunque tutta
dei Sumeri”. A. F. Alford, Cit.,
pp.145.
Sono ovviamente immani le difficoltà
di ricostruzione della storia e delle acquisizioni di questo popolo, di cui restano
ignote sia le origini che l’appartenenza etnica, mentre le stesse fonti di
ricerca sono per lo più affidate agli scavi e alla filologia su testi o
frammenti antichi: “L’archeologia, la cultura materiale e la documentazione
degli archivi cuneiformi ci permettono di ricostruire le tappe principali di
questo percorso e di intravedere alcuni momenti della vita quotidiana, del
fervore dei commerci e degli scambi, dell’attività letteraria e scientifica,
della grande capacità inventiva artistica, architettonica e tecnologica di
questa civiltà… La storia, la cultura e l’arte della Mesopotamia si basano
essenzialmente sulla documentazione archeologica e sui testi cuneiformi, a
partire dai Sumeri. Sull’indagine archeologica si fonda la possibilità di
disporre di dati diretti e tangibili, seppure frammentari, di una società e di
una cultura, attraverso le espressioni della vita quotidiana e delle strutture
organizzative politiche, religiose, difensive e così via”. Bardeschi C. D., Cit., pp.7, 22.
Tutto questo è e sarà la Mesopotamia, non tanto una civiltà o
un’etnia ma una terra-madre gravida di civiltà e popolazioni in movimento nei
millenni: Sumeri, Accadi, Assiri,
Amorrei, Hurriti, Cassiti, Babilonesi, Persiani, ecc., con tracce che
risalgono fino al Paleolitico del 300.000 a.C. Un angolo del pianeta, allora
sconosciuto, tra i più fertili dell’antichità, fulcro delle principali vie di
comunicazione con l’Egitto, il Mediterraneo e l’Asia. Ecco perché culla della
civiltà: perché luogo naturale di un primordiale sviluppo demografico ed
economico nell’ambito della nascita di nuovi insediamenti coloniali.
RE
GUERRIERO, FONDA L’IMPERIALISMO PRIMA ANCORA CHE UN IMPERO
Con i Sumeri dunque gli uomini si
urbanizzano e si organizzano in città-stato (Ur, Uruk, Lagash, Erech) costantemente
in lotta tra loro ed esposte alla pressione delle migrazioni orientali. Abbiamo
così le tracce della “prima documentazione sulla materia di fare la guerra che
risale al IV millennio a.C., quando troviamo raffigurate sulle impronte di
sigillo, ritrovate a Uruk e Susa, scene di guerra e di cattura di prigionieri;
le armi della caccia e della guerra sono essenzialmente le medesime: arco,
frecce e lunghe lance… Nel corso del III millennio, i Sumeri, introducono le
armi in bronzo – come spade, asce ed elmi – e il carro”. Bardeschi C. D., Cit., p.49.
In questo
quadro si inseriscono gli Accadi di
Sargon I che riuscirà a sottomettere i Sumeri ed inglobare in un impero
unitario, il primo della storia, gran parte dei territori della Mesopotamia. Un
dominio della durata di almeno due secoli i cui confini toccheranno anche
l’Elam (Iran Sud occidentale), parte della Siria e dell’Asia Minore fino a
sfociare nel Mediterraneo. Il nostro personaggio regna per lunghi anni tra il
2334 e il 2279 a.C. ma non si conosce il meccanismo attraverso il quale la sua
stirpe semita consegue il potere: “Forse si trattò di un colpo di stato ai
danni di una dinastia piuttosto recente e poco amata dal popolo… Dopo un periodo
di consolidamento del suo regno, costruito praticamente ex novo, il condottiero diede inizio a una progressiva espansione
che lo avrebbe portato a combattere e vincere 34 battaglie nel solo territorio
sumerico, sovrapponendo una monarchia assoluta di stirpe semita a un coacervo
di città-stato sumeriche”. A. Frediani, I
Grandi condottieri che hanno cambiato la storia, p.485.
È grazie alla scrittura, e
all’archeologia, che siamo a conoscenza dei successi di questo antico monarca
incisi su tavolette e definito “Re di Akkad, Re di Kish” che in battaglia ha
sconfitto le città di “Uruk, Ur e Lagash”. Per il resto permangono le stesse
difficoltà di ricerca pari al mistero che ancora avvolge la nascita della
civiltà sumera: “In effetti sono stati compiuti diversi tentativi per spiegare
l’origine della cultura sumera in quanto evoluzione di culture preesistenti
nella Mesopotamia. Questi studi si concentrano sui ritrovamenti di terraglie e
dimostrano che il popolo sumero viveva in quelle zone già da migliaia di anni.
Ma queste spiegazioni non chiariscono perché fosse divenuto improvvisamente
necessario a quegli uomini vivere in città organizzate… se il cervello umano è
il tallone di Achille degli
evoluzionisti, la tecnologia dei Sumeri è quello degli storici… Ebbene, i
Sumeri attribuirono i loro progressi, e anzi la loro stessa origine, agli déi
in carne e ossa… Il paradigma della moderna scienza esige che qualsiasi
riferimento agli déi venga classificato come mitologia… Ogni mito – sia esso
scientifico, religioso o riferito alle tradizioni antiche – racchiude elementi
di verità storica”. A. F. Alford, Cit.,
p.38, 142.
È così anche per Sargon, già dalla
sua stessa nascita, che secondo la leggenda viene partorito ad Azupiranu da una
sacerdotessa della dea Inanna e
affidato in gran segreto alle acque dell’Eufrate in una cesta di vimini.
Trovato da un portatore di brocche, viene introdotto alla corte di Kish per diventare col tempo coppiere
del re Ur-Zabada. Sargon non perderà
mai il favore di Inanna, dea dell’amore, una delle più importanti del Vicino
Oriente – come Afrodite per i Greci e Venere per i Romani. Ma è anche ambiziosa
dea della guerra: “Fu allora, secondo gli antichi testi, che Inanna trovò
l’uomo che era destinato a diventare lo strumento delle sue ambizioni, colui
che fondò la città di Agade e successivamente l’impero accadico. Quest’uomo era
Sargon il Grande…”. A. F. Alford, Cit.,
p.163.
La
leggenda vuole che Sargon, intorno al 2350 a.C., depone il re e si mette a capo
della sua comunità rovesciando la
precedente dinastia regnante e intraprendendo una serie di imprese militari che
lo porteranno a fondare in pochi anni l’impero più antico di cui si abbia
memoria storica: fortemente centralizzato, basato sul controllo dalla capitale,
affidato a rigide regole burocratiche e uomini di fiducia nelle posizioni
strategiche. Se i Sumeri hanno creato il senso sparso della comunità civile,
Sargon ne è l’evoluzione verso il senso dell’ordine e dell’aggregazione
politica ed economica in un sistema dispotico orientale. Egli ha quindi in sé
l’idea di unità e di impero che non può che realizzare attraverso la guerra, un
nuovo modo di fare la guerra, attraverso l’arte poliorcetica di assedio e espugnazione di città fortificate:
“Sargon I il Grande fu un vero eroe e un modello da imitare per i sovrani
antichi dell’area centro asiatica, così come Alessandro Magno lo sarebbe stato per i conquistatori greco-romani.
È difficile stabilire quali fossero le sue tattiche e le sue strategie…
Possiamo supporre che i suoi rapidi movimenti e la sua alacre attività militare
fossero assecondati da eserciti relativamente poco numerosi, impressione confermata
da una delle sue iscrizioni, nella quale si attesta che 5400 uomini mangiavano
con lui… quello che è certo è che le sue truppe erano dotate di arco e
giavellotto, e apparivano assai più dinamiche di quelle sumeriche, pesantemente
corazzate… Fu certamente un comandante dotato di grande carisma, determinato e
con un’alta concezione di sé, in grado di trasmettere grande sicurezza ai
propri uomini, ricavandone il massimo impegno in battaglia e nel corso di una
campagna. Abile nell’arte poliorcetica, si suppone che abbia fatto largo uso di macchine ossidionali nel corso dei suoi
tanti assedi, in particolar modo gli arieti, di cui si valse per abbattere le
mura delle imponenti città sumeriche”. A. Frediani, Cit., p.488.
Tutto questo nella storia di Sumer e
della Mesopotamia ha un impatto enorme: “Il significato della dinastia di Akkad
nell’ultimo quarto del III millennio fu tale che i popoli posteriori ne
conservarono un ricordo indelebile. Moltissime infatti sono le composizioni che
si rifanno alle gloriose gesta soprattutto di due dei sovrani più importanti
della dinastia: Sargon, il fondatore della dinastia, e suo nipote Naramsin. Il primo immortalato per aver
creato il primo impero semitico della storia, il secondo per averlo consolidato
e portato al massimo splendore”. G. Pettinato, Cit., p.259.
Una volta al potere, l’operazione
chiave iniziale è rivolta contro il re di Uruk, Lugalzaggisi, già a suo modo sovrano di buona parte della
Mesopotamia meridionale, sorpreso in un attacco mentre è ancora impegnato ad
allestire un esercito: “Quel che è certo è che lo scontro diede la vittoria a
Sargon, che poté catturare Lugalzaggisi e condurlo in maniera umiliante, sotto
giogo, a Nippur, dove lo fece sfilare
per le vie della città”. A. Frediani, Cit.,
p.489.
Ed è proprio dalle copie di
iscrizioni originali rinvenute nella città di Nippur che si può ricostruire il
percorso politico e militare del fondatore della nuova dinastia. Infatti Sargon
non si ferma ad Uruk, ma in una serie di battaglie poliorcetiche espugna Ur, Lagash, E-Nimmar e Umma, di cui rade
al suolo le mura: “A quel punto, Sargon aveva sotto il controllo l’intero
settore mesopotamico a ridosso del Golfo Persico, e poté vantarsi, in una delle
sue iscrizioni, di essere il padrone del traffico marittimo. La più notevole
delle conseguenze della sua espansione, infatti, era il possesso delle rotte
commerciali oltremare, che arricchì il suo regno e gli permise di guardare
anche oltre”. A. Frediani, Cit.,
p.486.
Non solo, quindi, dominio per il
dominio ma unità politica e territoriale che intensifica i commerci, gli scambi
e l’apertura di nuove rotte terrestri e marittime giacché Sargon non si ferma
alle città sumeriche, ma prosegue; e proseguendo entra in contatto con altre
civiltà: “Il nuovo re non si accontenta delle vittorie militari, a capo delle
città conquistate egli pone governatori di Akkad, instaurando per la prima
volta un sistema politico e amministrativo che autorizza gli studiosi a parlare
del suo regno come del primo tentativo di costituzione di un impero”. G.
Pettinato, Cit., p.261.
…E dunque prosegue risalendo il
corso dell’Eufrate conquistando città nei territori dell’odierna Bagdad, poi
procedendo in pieno territorio siriano fino a Ebla e i monti dell’Amano; e
ancora sulla costa libanese, in Anatolia e Cappadocia, nel Mediterraneo fino a
Creta, nella valle del Tigri e in territorio iraniano. Tutto questo con eccidi,
stragi di massa, affrontando terribili calamità naturali, fa dire al re in
un’iscrizione “Ora, ogni re che vuole
chiamarsi mio eguale, dovunque io andai, che ci vada”: “Per la prima volta
tra i titoli di un sovrano compare quello di re della totalità, e i confini del suo dominio, così come vengono
indicati in un testo posteriore, si identificarono con i quattro punti
cardinali: il Nord rappresentato dal mare superiore, il Sud dal mare inferiore,
l’Est dall’Elam e l’Ovest dalla Siria-Palestina”. G. Pettinato, Cit., p.263.
Tuttavia la vastità dell’impero di Sargon
è anche la sua debolezza per via di continue immigrazioni di popoli asiatici
occidentali che causano disordini e instabilità interna. Infatti “sul finire
del suo regno, che si estendeva ormai, a est, fino allo Zagros e al Golfo
Persico, a ovest al Tauro e al Mediterraneo, Sargon fu costretto ad affrontare
una serie di rivolte non si sa in quali settori. Nonostante l’età avanzata se
la cavò egregiamente… È però chiaro che non estinse del tutto i focolai di
ribellione, poiché i suoi figli, che gli succedettero sul trono accadico,
inaugurarono i loro rispettivi regni con campagne per sedare varie ribellioni.
L’impero accadico, caratterizzato, dopo la sua morte, da una sempre più
accentuata instabilità politica, si sarebbe comunque dissolto nell’arco di un
secolo e mezzo dall’inizio del regno del suo fondatore, con l’invasione dei Gutei”. A. Frediani, Cit., p.488.
Nel frattempo, fino alla caduta
dell’impero, tra i successori di Sargon “il secondo figlio, Manishtushu, una volta consolidato il
potere in Mesopotamia, promuove il commercio con l’estero spingendosi fino alle
miniere d’argento e alla montagna di diorite in territorio iranico. È soltanto
con il nipote Naramsin che l’impero accadico comincia ad assumere quella
dimensione di cui i posteri diedero merito a Sargon. Egli risolve
definitivamente il problema dei rapporti con l’Elam stringendo un patto
d’alleanza con Khita, un re del
luogo… Il sovrano quindi dedica tutta la sua attenzione al Nord, dapprima
spingendosi verso il paese di Subaru, sopra l’Assiria, e quindi verso la
Siria-Palestina raggiungendo forse anche Ebla”. G. Pettinato, Cit., p.264.
Con il crollo dell’impero accadico
le città sumere riacquistano indipendenza e autonomia, ma nella cronologia
mesopotamica non verrà mai meno l’idea di impero come si vedrà con gli Assiro-Babilonesi, i Persiani, i Macedoni, i
Parti e gli Arabi.
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