14 maggio 2012

AŚOKA, IL CONQUISTATORE PENTITO CHE INVENTÒ IL REGNO BUDDHISTA

Nell’India del 300 a.C. un monarca guerriero in crisi di coscienza si converte, rinuncia alla caccia, si fa vegetariano e fonda un’amministrazione imperiale retta da 3 virtù: sincerità, pietà e non violenza

DALLE ARMI ALL’ILLUMINAZIONE DEL DHARMA
Dalle campagne militari per estendere i propri domini ad una filosofia religiosa come progetto umano e politico. Aśoka (Pataliputra 304-232 a.C) della dinastia Maurya, tra i più grandi monarchi di tutta la storia dell’India, intraprende sulle orme dei suoi predecessori una campagna di espansione del proprio impero concentrato per lo più nella parte Settentrionale, per poi ampliarlo all’odierno Afghanistan, alla Persia, il Bengala e l’Assam. Sarà tuttavia la sanguinosa guerra del Kalinga, odierna Orissa, a segnare il destino del sovrano che camminando tra i cadaveri resta sconvolto dallo spaventoso tributo della vittoria in termini di vite umane. “Centomila persone erano state uccise, e i feriti erano ancor più numerosi. Profondamente colpito e pieno di rimorsi, decise che non avrebbe portato a termine la conquista militare dell’India, e avrebbe anzi rinunciato a qualunque azione aggressiva. Come filosofia religiosa adottò il buddhismo, e cercò di mettere in pratica le virtù prescritte dal dharma, che comprendono la sincerità, la pietà e la non violenza”. M. Hart, Gli uomini che hanno cambiato il mondo, p.32.

Come reazione personale Aśoka proibisce la caccia, il ferimento di animali e favorisce il vegetarianismo. Ma molto più importanti sono le decisioni conseguenti sul piano politico e umano: costruzione di ospedali, riserve per animali, università, ostelli gratuiti per pellegrini, mitigazione di molte leggi giudicate troppo severe, costruzione di nuove strade, sistemi di irrigazione e traffico fluviale.
Ma la caratteristica principale del regno è rappresentata dalla grande tolleranza religiosa: “Nominò anche speciali funzionari governativi, i funzionari del dharma, che avevano il compito di istruire il popolo nella pietà, e di incoraggiare i rapporti umani basati sull’amicizia… Aśoka promosse in particolare il buddhismo, che naturalmente godette in quel periodo di enorme popolarità. Missionari buddhisti vennero inviati in numerosi paesi stranieri, e riscossero particolare successo a Ceylon”. M. Hart, Cit., p.32.

UNA RIVOLUZIONE CULTURALE: L’UOMO CENTRO DI UN REGNO
Questa conversione trova un sua ulteriore energia nella convinzione che la fede buddhista abbia la capacità di far proprie le caratteristiche di altre tradizioni religiose diffuse nell’area. Una soluzione utile a stemperare le forti tensioni in un impero molto vasto. Ciò determina nella gestione del potere una vera e propria rivoluzione culturale che apre anche a leggi non discriminatorie verso i cittadini per casta, credo o schieramento politico. E poi tolleranza di tutte le opinioni, obbedienza ai genitori e rispetto per tutti i maestri religiosi, generosità verso gli amici e trattamento umano dei servitori.
Nel fatale e spesso involontario oblio della storia questa è la più grande eredità di Aśoka alla cui morte il suo Impero, che comincia a vedere la luce successivamente alle campagne indiane di Alessandro Magno, non sopravvive più di cinquant’anni.
“Al momento della sua ascesa al trono, questa religione era diffusa soltanto a livello locale, popolare esclusivamente nell’India del Nord-Ovest. Ma quando il monarca morì essa contava fedeli in tutto il paese, e si andava diffondendo rapidamente nei paesi vicini. Ad esclusione dello stesso Gautama, Aśoka è il maggior responsabile del fatto che il buddhismo è diventato una delle maggiori religioni del mondo”. M. Hart, Cit., p.33.

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