Le imprese di un glorioso condottiero fuori dall’italietta preda di ogni invasore. Da soldato semplice a Principe del Sacro Romano Impero, tra i più grandi comandanti del XVII secolo, trionfatore su polacchi, svedesi, francesi e difensore dell’Europa cristiana dai turchi alle porte di Vienna
LA NASCITA DI UN MITO NELL’EUROPA DELLE GUERRE
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IL PRETE MANCATO AL COMANDO DEGLI ESERCITI IMPERIALI
Raimondo Montecuccoli nacque nel Castello di Montecuccolo (1609) nel modenese. Respirò gloria e valore sin da piccolo per via delle imprese di suo padre, Galeotto, contro i turchi in Croazia militando negli eserciti imperiali come in quell’epoca era uso tra i principi italiani. Alla morte di Galeotto, Raimondo – il più grande di sette figli – seguì a Roma il Cardinale Alessandro d’Este, alle cui cure era stato affidato, per essere avviato alla carr iera ecclesiastica.
Ma alla successiva morte del Cardinale, Raimondo si trasferì in Germania per intraprendere la carr iera delle armi alla quale si sentiva più votato. Avrebbe potuto esser nominato subito ufficiale, sia per la nobiltà della sua famiglia sia per le alte protezioni di cui godeva, ma volle cominciare da soldato semplice.
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Il suo esordio militare, sotto la guida del famoso generale austriaco Albrecht Von Wallenstein, coincise con alcune fasi della Guerr a dei trent’anni: Partecipò all’assedio di Amersdorf, entrando per primo nella breccia aperta nelle mura nemiche con la bandiera imperiale spiegata; poi, già capitano a 22 anni, riuscì con astuzia e coraggio ad entrare in Neubrandeburg impadronendosi della piazzaforte.
Nel 1639 cadde prigioniero degli svedesi e venne imprigionato per tre anni nel Castello di Stettino in Pomerania. Nello sconforto della prigionia, Montecuccoli cercò rifugio nello studio; storia militare e storia politica i suoi interessi. In quel periodo scrisse anche il trattato “Delle Battaglie”.
Una volta liberato tornò a Modena dove il duca Francesco I d’Este aveva bisogno della sua opera. Ma il soggiorno fu breve. Ritornò a Vienna in qualità di maresciallo di campo per assumere il comando del corpo d’esercito imperiale diretto in Slesia durante l’ultima fase della Guerr a dei trent’anni. Ben presto si ritrovò comandante supremo dell’esercito imperiale e sconfisse svedesi e francesi, liberando Boemia e Moravia.
Ciò gli valse il comando generale della cavalleria imperiale. Un’ascesa irr efrenabile che lo portò al servizio dell’Imperatore Leopoldo I d’Asburgo ad affrontare la Polonia ed espugnare Cracovia. Da qui nominato comandante supremo degli eserciti imperiali.
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GLORIA IMMORTALE CONTRO TURCHI E FRANCESI
Intanto i turchi avevano nuovamente invaso l’Ungheria e Montecuccoli, nuovo maresciallo di campo generale, prese la guida della battaglia tra il 1663-1664. Una guerr a tragica tra circa 60.000 turchi ed un esercito imperiale ridotto a meno di 20.000 uomini: “Quest’Occidente si ricordava di rado d’essere cristiano, di solito preferendo lasciare il suo bastione a sbrigarsela da solo. Così l’antimilitarista Leopoldo… trovò un grande generale in un italiano, il Montecuccoli, che con poche forze sbaragliò gli Ottomani…”. I. Montanelli, Storia d’Italia 1600-1789, p.305.
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Nel 1672 la Francia di Luigi XIV invase l’Olanda e l’Europa ripiombò di nuovo in guerr a.
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Morì nel 1680, non rinunciò
mai alla sua nazionalità tanto da scrivere sempre in lingua italiana sia le sue
opere che la corr ispondenza con l’Imperatore
e la corte di Vienna.
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