Fondatore della
prima dinastia, unificatore dell’alto e basso Egitto.
Il suo nome e il suo titolo
ai re egiziani. Storia e leggenda per una civiltà lunga e gloriosa
NÉ
NASCITA NÉ MORTE, MA UN RE DELLE ORIGINI
Il tentativo di risalire all’origine di
eventi troppo lontani ci porta sempre a cavallo di un confine estremamente
sottile tra storia e leggenda. È il caso di Menes (noto anche come Narmer), primo faraone d’Egitto e
unificatore del Paese da cui il lancio di una civiltà tra le più importanti e
influenti dell’umanità.
Parliamo di tempi lontanissimi, notizie di
millenni inimmaginabili senza le scoperte archeologiche e scientifiche che ci
raccontano e raffigurano l’antichità: “L’Egitto infatti era antico, più antico
di ogni altra civiltà di cui fino allora si fosse parlato. Esso era già antico
quando le prime assemblee in Campidoglio gettavano le basi della politica
dell’impero mondiale di Roma. Era già antico e quasi tramontato quando nelle
foreste dell’Europa settentrionale i Germani e i Celti andavano a caccia di
orsi e di leoni. Quando cominciò a regnare la prima dinastia egizia, quando
cioè, cinque millenni or sono, cominciò una storia egizia, era già in vita nel
paese una forma di civiltà degna di ammirazione. E dal momento che in cui si
estinse la ventiseiesima dinastia, che fu l’ultima, doveva passare ancora mezzo
millennio prima che avesse inizio la nostra era. Regnarono i Libi, gli Etiopi,
gli Assiri, i Persiani, i Greci, i Romani, e soltanto dopo di essi una stella
brillò sulla grotta di Betlemme!”. C. W. Ceram, Civiltà sepolte, pp. 86-87.
Allora Menes come figura d’origine. Un uomo
di cui non possiamo citare con certezza né nascita né morte. Probabilmente vissuto
intorno al 3100 a.C. quando l’Egitto è costituito in due regni indipendenti,
uno a Nord sul delta del Nilo, l’altro più a Sud lungo la valle dello stesso
fiume. Come un Cesare della più profonda
antichità che lascia in eredità il suo nome e il suo titolo per identificare il
potere dei successori e dei regnanti, Menes – proveniente dall’Egitto
meridionale – dopo aver assoggettato il Nord diventa “re del basso e dell’alto
Egitto”, trasferendo questo appellativo a tutti i faraoni che verranno.
Sono troppo scarse le
informazioni su Menes, per quanto da antiche fonti gli viene attribuito un
regno molto lungo: “In prossimità del confine che prima separava i due regni
fondò una città, chiamata Menfi, che
per la sua posizione geografica era adatta a diventare la capitale del paese
appena unificato. Menfi, le cui rovine sorgono non lontano dal Cairo, è stata
per molti secoli una delle città più importanti, e per un lungo periodo la
capitale”. M. Hart, Gli uomini che hanno
cambiato il mondo, p. 318.
UN PRIMA E UN DOPO, NEL MEZZO UN EGITTO ETERNO
L’unificazione, dunque, come atto fondativo
di una civiltà e di un territorio che resterà sempre centrale nei percorsi
della storia sino ad oggi. Da impero indipendente, a provincia di grande
prestigio dell’universo Romano, a nazione perno degli equilibri mediorientali.
Ora sappiamo a quale volto è legato l’inizio di un cammino così lungo.
“È difficile sapere quanto sia stato
importante l’intervento diretto di Menes nella conquista del Nord e
nell’unificazione dell’Egitto… In genere i faraoni egiziani non furono soltanto
figure rappresentative, ma governarono a tutti gli effetti, detenendo un’enorme
autorità. Inoltre, la storia ci dice che raramente un regno riesce a fare
conquiste importanti se ha a capo un re inetto; e non mantiene e consolida
queste conquiste senza una leadership capace”. M. Hart, Cit., p. 319.
Nell’era predinastica infatti, ossia prima
di Menes, la cultura egiziana sembra meno progredita delle civiltà già in corsa
– per esempio i Sumeri dell’odierno
Iraq. Sarà l’unificazione politica del Paese a svegliare le risorse latenti del popolo, e infatti parte un periodo di rapidi progressi in campo
sociale e culturale.
“Le istituzioni sociali e di governo che si
svilupparono in quel primo periodo dinastico dovevano durare, quasi immutate,
per oltre due millenni. La scrittura geroglifica, l’abilità architettonica, e
altre capacità tecniche fecero dei progressi rapidissimi: nel giro di pochi
secoli la cultura egiziana aveva eguagliato – e in molti casi superato – quella
sumera. Durante buona parte dei duemila anni che seguirono Menes, gli egiziani
furono il popolo più progredito del mondo dal punto di vista della ricchezza e
della cultura; poche civiltà possono competere con questo suo primato”. M.
Hart, Cit., pp. 318-319.